Nell’articolo “Narcisista”, “vittimista”, “ossessivo”… Siamo proprio come le definizioni che ci diamo? (che suggerisco di leggere prima di questo), ho cercato di dire che, sebbene classificare e definire noi stessi e gli altri – come tutto il resto delle cose del mondo – sia inevitabile (come ho approfondito qui in modo un po’ più tecnico), dovremmo cercare, per vari motivi, di non prendere tale fatto alla leggera e di non pensare che esso sia privo di conseguenze. Ho anche ipotizzato che, quando inseriamo qualcuno in una certa categoria e lo definiamo di conseguenza, è probabile che “peschiamo” tra le categorie e definizioni più presenti e radicate nella nostra mente, nella nostra famiglia, nei nostri gruppi di riferimento, nella nostra comunità. Ma, come ho scritto, «ci sono anche […] categorie e definizioni particolarmente “di tendenza” in una certa società in un certo periodo di tempo. Se non ci credete, pensate alle streghe, esistenti nel pensiero e nel linguaggio di tutto sommato pochi secoli fa. E il fatto che esse esistessero “solo” nel pensiero e nel linguaggio non ha impedito, purtroppo, effetti molto concreti e reali per le persone che dentro a tale categoria malauguratamente venivano infilate. Questo ovviamente è un esempio estremo, ma se ci pensiamo anche la nostra società attuale ha i suoi “tipi” da andare a cercare in giro. Meno fantasiosi delle streghe, ma comunque degni di menzione».
Per esempio, il nostro mondo di oggi è straordinariamente pieno di “narcisisti”, “manipolatori” e “dipendenti affettivi” che cadono nelle trappole tese dai primi due. E’ certo che si tratta di classi molto diverse da quella delle “streghe” e che il narcisismo, la manipolazione e la dipendenza affettiva in qualche senso “esistano”: nel primo e nel terzo caso si tratta di termini che fanno riferimento a categorie diagnostiche costruite in psichiatria, mentre “manipolazione” è il nome che diamo a un insieme di particolari modalità di comportamento relazionale e interazione (c’è anche poi da dire che, con la loro estrema diffusione nel linguaggio comune, queste parole hanno preso strade che le hanno allontanate, talvolta molto, dai loro significati propri). Ma tralasciamo tutto questo e poniamoci una domanda: è proprio corretta l’affermazione che ho scritto qualche riga più sopra, secondo cui “il mondo ne è pieno”? E, se lo è, ne è più pieno adesso rispetto a quando non se ne discuteva? Ora se ne parla perché è un fenomeno maggiormente diffuso rispetto al passato oppure altri motivi potrebbero spiegare tutto questo dire su narcisisti e manipolatori?
Rispondere a tutte queste domande, qui, è impossibile, e credo che una risposta seria ed esauriente dovrebbe prevedere il contributo di più discipline (incluso uno studio del nostro mondo attuale e della possibilità che certe sue caratteristiche possano facilitare l’emergere di tratti narcisistici). C’è però un aspetto che voglio mettere in evidenza. Al netto di tutto, io credo che dovremmo vedere la facilità e frequenza con cui usiamo (spesso a sproposito) queste definizioni come anche in relazione con la facilità e frequenza con cui le troviamo intorno a noi: televisione, riviste, social media, il web in generale, sono pieni zeppi di tali etichette. Quest’ultimo fatto non deve automaticamente portare alla conclusione che il mondo sia altrettanto pieno di persone con qualità o tratti riconducibili ad esse, né deve tuttavia portare necessariamente alla conclusione opposta. Quello che voglio dire è che credo che dovremmo porci di fronte a questi fatti con un atteggiamento critico che includa più possibili spiegazioni. Infatti, uno dei motivi che spingono a scrivere di tali argomenti non ha a che vedere con la diffusione reale del fenomeno ed è banalmente dato dal fatto che questi temi sono oggi molto cercati su internet, per cui occuparsene significa aumentare le proprie possibilità di ricevere click sul proprio sito web, sulla propria rivista, sul proprio articolo (e di piacere, rispondendo ai loro bisogni, a tutti quegli utenti che su tali questioni vogliono informarsi). Più se ne scrive, poi, più l’argomento entra nel pensiero e nell’immaginario collettivi e più pare essere di grande rilevanza; più verrà, quindi, cercato: il circolo vizioso è servito. Insomma, limitatamente all’aspetto che sto qui evidenziando, abbiamo a che fare con una questione di web marketing, più che di scienza!
C’è pure un’altra questione: questi temi vengono spesso spiegati in un modo che si rifà a una visione terribilmente semplicistica delle relazioni e che risulta talmente superficiale e vago (anche nel buon intento, da parte di chi scrive, di risultare comprensibile ai più) da poter attrarre dentro di sé un’incredibile quantità di situazioni differenti. Inoltre, vi viene associato un immaginario spesso terrifico, rinforzato dall’uso di aggettivi che, per i non professionisti del settore, richiamano un’idea comune di malvagità e crudeltà fini a se stesse (“narcisista maligno”, “narcisista perverso”) e di metafore e immagini che con ancora maggiore forza trasportano la questione in uno scenario da film horror (sguardi con sorrisi malvagi compiaciuti della loro malvagità, tagliole, burattinai, addirittura effigi di Dracula). E in questo scenario confluiscono anche i tantissimi consigli e istruzioni, rintracciabili su web e riviste, su come individuare e riconoscere “i narcisisti” (talvolta addirittura da caratteristiche fisiche), su come evitarli, allontanarli, proteggersi da loro. Il risultato è che, frequentemente, vediamo “narcisisti” e “manipolatori” (e abbinati “dipendenti affettivi”) ovunque, e li vediamo con lenti distorcenti.
Nota bene: da tutto questo non si deve concludere che non esista un qualcosa che possiamo definire come “narcisismo”, ma che la questione va affrontata nei giusti termini, con la giusta serietà e, non ultimo, con il giusto rispetto che si deve agli esseri umani. Ci sono certamente persone che hanno tratti narcisistici e c’è un disturbo di personalità che ha questo nome (Disturbo narcisistico di personalità). Altrettanto certamente, essere in relazione con una persona che ha un disturbo (o alcuni tratti) di questo tipo è difficile, spesso drammatico, e chi si trovi in una tale situazione è bene che la affronti (e a volte se ne allontani), se necessario anche con l’aiuto di un professionista. Ma è necessario trovare un equilibrio nella trattazione di questi argomenti, per non rischiare di assumere (come talvolta mi pare stia accadendo) un atteggiamento che ricordi una sorta di caccia alle streghe nei confronti di qualcuno e ricordando sempre che non è accettabile, a mio parere, l’additare come mostri, con tanto di identikit per identificarle, persone che soffrono di una problematica o nelle quali rintracciamo certe caratteristiche.